MARIA MULAS
Maria Mulas per Milano
di Andrea Tomasetig
“Maria Mulas per Milano” è il titolo dell’asta benefica a favore della cultura proposta al Comune di Milano e accolta con la collaborazione di Sotheby’s. Negli spazi del PAC per gli ultimi due giorni di settembre si potrà vedere una sostanziosa sintesi della sua opera fotografica. Da Gillo Dorfles a Lea Vergine e Pistoletto, da Lucio Amelio a Keit Haring e Christo e a tante altre figure di rilievo ritratte con forza e scioltezza. E ancora sorprendenti astrazioni architettoniche, da New York a Milano e Venezia. È estremamente ricco il suo universo, percorso in lungo e in largo nelle gallerie, nei musei e negli studi di mezzo mondo, come sa chi ricorda le mostre che la città le ha dedicato nel 1998 e più recentemente nel 2017.
La breve esposizione, occasionata dal gesto di generosità, è anche l’occasione per mettere a fuoco l’arte di Maria Mulas e darle il rilievo che merita. Sì, perché – nata in una famiglia con la vocazione per la fotografia, come i Wulz a Trieste e i Bragaglia a Roma – emerge come la grande ritrattista italiana del secondo Novecento e bene figura accanto al celebre fratello Ugo, scomparso troppo presto nel 1973, alla cui scuola ha imparato i primi segreti.
Fin da subito se ne erano accorti gli artisti milanesi, e quelli che qui arrivavano di passaggio da tutta l’Italia o dal resto del mondo, che le sue fotografie avevano qualcosa di speciale. Infatti, l’elenco degli artisti ritratti è lunghissimo e si fa prima a indicare i pochi che non ci sono. La voce “artisti, galleristi, critici” comprende 118 voci e va dalla “A” di Marina Abramovic, Carla Accardi, Valerio Adami, Getulio Alviani, Lucio Amelio, Laurie Anderson, Carlo Giulio Argan, Rodolfo Aricò alla “V” di Walter Valentini, Grazia Varisco, Emilio Vedova, Lea Vergine, Luigi Veronesi. Penso possa bastare. Realizzati a Milano, alla Biennale di Venezia, a Kassel o a New York, quei fotoritratti – colti durante gli allestimenti, le inaugurazioni o in studio – sprigionano freschezza e verità. “Vede ciò che sta dietro”: loro lo sapevano e le erano grati, come dimostrano disegni e dediche in abbondanza che impreziosiscono oggi la sua biblioteca.
Facendo di Milano l’epicentro, Maria Mulas ha raccontato come nessun altro il mondo dell’arte contemporanea italiana e internazionale. E insieme ha raccontato la città del design, della moda e dell’editoria. Le sue fotografie sono la memoria visiva di un’epoca, quella che va dagli anni Settanta al Duemila. Sono centinaia e centinaia coloro che sono stati da lei ritratti: designer, architetti, stilisti, scrittori, editori, giornalisti, registi, attori, intellettuali, imprenditori, amici. Un elenco dettagliato ne riporta ben 539. Sapeva essere per tutti al posto giusto nel momento giusto. Lontana da ogni ufficialità, con grande naturalezza ed empatia, unite a una coltivata bravura professionale e alla qualità delle relazioni intessute, Maria Mulas è divenuta ben presto il riconosciuto “occhio di Milano”.
Germano Celant, che spesso le aveva chiesto qualche fotografia da utilizzare nei suoi volumi e che progettava una monografia a lei dedicata, purtroppo rimasta tra i progetti non conclusi, a questo riguardo nel testo introduttivo scritto in previsione osserva: «Alla fine il repertorio di personalità si afferma quale “archivio”, dove la figura dell’io transita verso una condizione di oggetto visivo. Fornisce un’esteriorità che è interiorità, un’umanità che è “cosa” da vedere». E conclude affermando che Maria Mulas «dispone dolcemente le sue testimonianze, realizzate “da vicino”, ma non le mitizza, anzi le rende reali e familiari: la fotografia come via di accesso, semplice e normale, alla condizione dell’intellettuale, dal poeta all’artista».
L’archivio di personalità di cui parla giustamente Germano Celant fa parte del più generale archivio Maria Mulas e l’esposizione che precede l’asta è l’occasione per parlarne e farlo conoscere alla città di Milano. Pochi dati consentono di farsi un’idea della sua importanza e articolazione: oltre 19.000 fotografie e più di 200.000 negativi e diapositive, raccolti in quasi cinquant’anni di attività e nella maggior parte inediti, ordinati e suddivisi al loro interno in tre filoni principali - ritratti, lavori di reportage e lavori di ricerca.
L’insieme è uno strumento indispensabile per documentare e raccontare la storia visiva di Milano, capitale del made in Italy – città della moda, del design e dell’editoria –, una città che vanta in quei campi una storia unica in Italia e nel mondo, all’insegna del “sapere” e del “fare”, dell’industria e della creatività. L’augurio è che l’archivio presto possa trovare casa e che la preziosa memoria non vada dispersa.
Maria Mulas, Reportage di un’innamorata
di Paolo Fallai (Corriere della Sera)
Quando fotografiamo la persona che amiamo, quella immagine si anima improvvisamente di qualità insospettabili: la luce è sorprendentemente giusta, il fuoco è perfetto e il soggetto splende di qualità che perfino noi non avevamo notato abbastanza… Sciocchezze come questa hanno una straordinaria fortuna nel nostro tempo dominato dall’immagine. Tutti scattiamo fotografie e tutti siamo vittime di equivoci, luoghi comuni, banalità. Quella nostra fotografia della persona che amiamo non si illumina per niente e quando altri occhi diversi dai nostri la guarderanno, vedranno che la luce è eccessiva, l’inquadratura è leggermente sfuocata, e accidenti quel piccolo difetto fisico così in evidenza non rende davvero un buon servizio al soggetto. Ma tutto questo i nostri occhi innamorati non lo vedranno mai. Perché la straordinaria suggestione sta tutta nello sguardo. La verità è che fotografare, fermare l’immagine, è essenziale al nostro comunicare, proprio come lo è parlare o scrivere. E proprio come succede con le parole e con la scrittura, la maggior parte di noi non ha niente di interessante da dire.
Poi capita di incontrare Maria Mulas e capisci che per fortuna esistono le eccezioni. Nel 2017 a palazzo Morando all’interno della mostra Obiettivo Milano, 200 fotoritratti dall’archivio di Maria Mulas, Ermanno Olmi firmava una dedica alla fotografa: «immagini che fanno scoprire il mondo». Perché forse non servono tante parole. Pochi sono capaci di trasferire l’eccezionalità dello sguardo sull’immagine fotografata. Maria Mulas è una di loro.
Nella vicenda personale e nel successo questa donna riservata non ha mai cercato episodi eclatanti. È sorprendente come sia riuscita, con il suo inimitabile garbo, a incontrare e fotografare almeno due generazioni di artisti di tutto il mondo. C’è chi avrebbe costruito un impero con un decimo delle sue relazioni. Lei ha costruito rapporti umani, come dimostra in modo folgorante la profondità dei suoi ritratti. Prendo in prestito una sua risposta, da una bella (e rara) intervista concessa nel 2018 a Manuela De Leonardis per il Manifesto. Le chiedeva l’intervistatrice due aspetti del suo modo di osservare, rigore e disciplina, chiedendo se fossero figli della sua collaborazione con Giorgio Strehler. Maria Mulas risponde così: “Il rigore degli altri mi ha influenzata. Non so come mai, forse sarò fragile (ride). Anche se non credo che sia così… Quando lavoravo con Strehler, lui era sempre presente e mi suggeriva: «mettiti lì, mettiti là, fregatene della gente. Se ti dicono qualcosa, digli di uscire». «Ma, scusa, allora esco io», gli rispondevo. Comunque, era molto gentile con me. Con il teatro è necessaria la disciplina. C’è un orario d’inizio e non è possibile non arrivare in tempo, altrimenti si perde tutto. Continuando a fotografare in teatro anch’io sono diventata molto più puntuale e attenta alle cose”.
Con questa semplice disciplina Maria Mulas ha ridisegnato i confini del reportage fotografico. Lontana dalla testimonianza esteriore ma impegnata in modo rigoroso e istintivo a far emergere l’anima, le passioni, la natura più intima dei soggetti prescelti. Che sia moda, teatro, arte, l’emozionante Milano, quello che emerge dalla sua camera oscura è il nucleo della cellula, il carattere, la storia.
Sono innumerevoli gli esempi di queste folgorazioni su pellicola. Ogni osservatore può lasciarsi travolgere dalla potente semplicità di queste immagini.
A me ha colpito uno scatto in bianco e nero del 1979 in una sala del Metropolitan Museum di New York. Su un divanetto un uomo di religione ebraica con quattro bambini con un identico caschetto di capelli. Tutti si voltano in un movimento vitale e allegro verso l’obiettivo. Sullo sfondo una grande tela di oltre 5 metri fa da scenografia a questa vitalità: è la Fiera dei Cavalli di Rosa Bonheur. Un gruppo di puledri scalpitanti sono portati al mercato di Parigi, in Boulevard de l’Hopital. La pittrice è andata per due anni a fare schizzi preparatori in quel mercato, vestita da uomo per non attirare l’attenzione, prima di presentarla al Salòn del 1853. Niente è fermo in quest’opera da un secolo e mezzo e in questa quieta sala del Met. Riusciamo a sentire la stessa giovinezza e una struggente promessa di futuro.
Niente è fermo nello sguardo di Maria Mulas, i colorati omaggi al basamento di Galla Placidia, Christo su un tetto di New York, le onde colorate di un tramonto veneziano o l’omaggio innamorato alla sua Milano. Lasciatevi incantare dall’autoritratto che Maria Mulas realizza in piazza del Duomo, sfruttando la superficie riflettente dei pannelli messi a isolare il cantiere per la metropolitana. Nell’indefinito impasto dei colori le geometriche e aguzze spigolature del Duomo si ammorbidiscono, la Galleria si fa accogliente, perfino uno dei grandi lampioni, sinuoso, sembra pronto ad abbracciare l’immagine della fotografa, rarefatta dietro al suo obiettivo, mentre un bambino attraversa la piazza.
Questo è lo sguardo che rivela, l’intuizione che supera la forma per esaltare la sostanza, il carattere nudo della città che Maria Mulas ha fatto sua.
Questi sono i reportage di un’innamorata, capace di trasmettere il suo amore facendolo vedere a tutti noi.
Milano, 28 luglio 2021
Lista opere
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©Maria Mulas, Astrazione, Omaggio a Giuseppe Terragni, Milano 1979 - cm 100x150 stampa fotografica sistema lambda su metallo e legno
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©Maria Mulas, Astrazione, Rotonda della Besana, Milano 1972 - cm 100x150 stampa fotografica sistema lambda su metallo e legno
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©Maria Mulas, Omaggio a Magritte, Palazzo Reale Milano 1980 – cm 50x150 stampa fotografica sistema lambda su gatorfoam
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©Maria Mulas, Prospettiva I, Milano 2002 - cm 100x150 stampa fotografica sistema lambda su gatorfoam
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©Maria Mulas, Prospettiva II, Milano 2002 - cm 100x150 stampa fotografica sistema lambda su gatorfoam
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©Maria Mulas Omaggio a Galla Placidia #1, Ravenna 1994 - cm 100x150 stampa fotografica sistema lambda su metallo e legno
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©Maria Mulas, Omaggio a Galla Placidia (rosso), Ravenna 1994 - cm 100x150 stampa fotografica sistema lambda su gatorfoam
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©Maria Mulas, Omaggio a Galla Placidia (blu), Ravenna 1994 - cm 100x150 stampa fotografica sistema lambda su gatorfoam
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©Maria Mulas, Omaggio a Galla Placidia (verde), Ravenna 1994 - cm 100x150 stampa fotografica sistema lambda su tela e legno
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©Maria Mulas, Nuvole #1 - cm 100x150 stampa fotografica sistema lambda su metallo e legno
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©Maria Mulas, Nuvole #2 - cm 100x150 stampa fotografica sistema lambda su metallo e legno
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©Maria Mulas, Graffiti, Milano 1980 - cm 100x150 stampa fotografica sistema lambda su gatorfoam
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©Maria Mulas, Luce a mezzogiorno, 1990 - cm 100x150 stampa fotografica sistema lambda su gatorfoam
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©Maria Mulas, Interno Mulas, Milano anni 70 - cm 100x150 stampa fotografica sistema lambda su metallo e legno
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©Maria Mulas, Venezia astratta #1, 1998 – cm 1 100x150 stampa fotografica sistema lambda sotto plexiglass
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©Maria Mulas, Venezia Astratta #2, 1988 - cm 100x150 stampa fotografica sistema lambda su gatorfoam
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©Maria Mulas, Venezia astratta #3, 1988 - cm 100x150 stampa fotografica sistema lambda su gatorfoam
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©Maria Mulas, Uomo in movimento-Biennale di Venezia, Venezia 2001- cm 100x150 stampa fotografica sistema lambda su gatorfoam
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©Maria Mulas, Installazione opera Dan Flavin #1, Palazzo Grassi Venezia 2000 - cm 80x120 stampa fotografica sistema lambda su metallo e legno
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©Maria Mulas, Installazione opera Dan Flavin #2, Palazzo Grassi Venezia 2000 - cm 80x120 stampa fotografica sistema lambda su metallo e legno
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©Maria Mulas, Omaggio alla Biennale di Venezia, Venezia 1995– cm 100x150 stampa fotografica sistema lambda su metallo e legno
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©Maria Mulas, Centre Pompidou dittico, Parigi 1980 - cm 50x140 1980 stampa fotografica sistema lambda su gatorfoam
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©Maria Mulas, National Gallery, Londra 1980 – cm 100x150 stampa fotografica sistema lambda su gatorfoam
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©Maria Mulas, Guggenheim Museum of New York, New York 1986 - cm 100x150
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©Maria Mulas, Guggenheim Museum of New York (con opera di Claes Oldenburg), New York 1986 – cm 100x150
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©Maria Mulas, MOMA, New York 1986 80x120
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©Maria Mulas, Metropolitan, New York 1979 - cm 150x100 stampa fotografica sistema lambda su metallo e legno
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©Maria Mulas, PS1 (con opera di Michelangelo Pistoletto), New York 1985 – cm 50x75 stampa fotografica sistema lambda su metallo e legno
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©Maria Mulas, PS1 Alighiero Boetti 1985 #1, New York 1985 – cm 80x120 stampa fotografica sistema lambda montata su pannello mdf
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©Maria Mulas, PS1 Alighiero Boetti 1985 #2, New York 1985 - cm 80x120 stampa fotografica sistema lambda montata su pannello mdf
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©Maria Mulas, Boccioni, New York 1985 - cm 80x120 stampa fotografica sistema lambda su metallo e legno
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©Maria Mulas, Manichino, 1978 – cm 120x80 stampa fotografica sistema lambda su gatorfoam
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©Maria Mulas, Kitsch #1 Venezia 1995 - cm 100x150 stampa fotografica sistema lambda montata su pannello mdf
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©Maria Mulas, Kitsch #2, Venezia 1995 - cm 100x150 stampa fotografica sistema lambda su gatorfoam
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©Maria Mulas, Kitsch #3, Venezia 1995 - cm 100x150 stampa fotografica sistema lambda su gatorfoam
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©Maria Mulas, Zapping Marylin, 1981- cm 100x80 stampa fotografica sistema lambda su gatorfoam
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©Maria Mulas, Marina Abramovic e Ulay in “Expansion in space”, Kassel 1977 - cm 100x150 stampa fotografica sistema lambda su gatorfoam
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©Maria Mulas, Christo, New York 1979 - cm 80x120 stampa fotografica sistema lambda su gatorfoam
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©Maria Mulas, Jeff Koons and Ilona Staller, Venezia 1990 71x108 cm stampa fotografica sistema lambda sotto plexiglass
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©Maria Mulas, Gilbert & George, Venezia 2009 – cm 80x120 stampa fotografica sistema lambda su gatorfoam
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©Maria Mulas, Bruce Nauman, New Mexico 1984 - cm 75x100 stampa fotografica sistema lambda su metallo e legno
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©Maria Mulas, Claes Oldenburg, Venezia 1984 - cm 75x100 stampa fotografica sistema lambda su metallo e legno
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©Maria Mulas, L'imperatore e l'Artista (Luigi Ontani) - cm 75x100 stampa fotografica sistema lambda su gatorfoam
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©Maria Mulas, Gina Pane e Lea Vergine – Mostra “Partitions/ Opere Multimedia 1984-1985”, PAC Milano 1986 - cm 80x120 stampa fotografica sistema lambda su gatorfoam
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©Maria Mulas, Keith Haring, Rotonda della Besana Milano 1986 - cm 50x75 stampa fotografica sistema lambda su metallo e legno
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©Maria Mulas, Giorgio De Chirico - Inaugurazione Bagni Misteriosi, Triennale di Milano 1973 - cm 50x 75 stampa fotografica sistema lambda su metallo e legno
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©Maria Mulas, Lucio Amelio, Capri 1985 - cm 75x50 stampa fotografica sistema lambda su gatorfoam
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©Maria Mulas, Lea Vergine, Milano 1984 - cm 75x50 stampa fotografica sistema lambda su gatorfoam
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©Maria Mulas, Lea Vergine, Kassel 1977 - cm 75x50 stampa fotografica sistema lambda montata su pannello mdf
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©Maria Mulas, Gillo Dorfles, Milano 1986 – cm 75x100 stampa fotografica sistema lambda su metallo e legno
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©Maria Mulas, Franco Parenti, Teatro Pier Lombardo, 1976 - cm 75x50 stampa fotografica sistema lambda su metallo e legno
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©Maria Mulas, Nanni Moretti per Ecce Bombo, Cannes 1978 – cm 50x75 stampa fotografica sistema lambda su gatorfoam
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©Maria Mulas, Omaggio a Piero della Francesca - cm 75x50 stampa fotografica sistema lambda su gatorfoam
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©Maria Mulas, Omaggio al Pollaiolo - cm 75x50 stampa fotografica sistema lambda su gatorfoam
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©Maria Mulas Autoritratto 1969-1979 – cm 75x50 stampa fotografica sistema lambda montata su pannello mdf
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©Maria Mulas, Autoritratto allo specchio, 1981 cm 75x50 stampa fotografica sistema lambda su gatorfoam
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©Maria Mulas, Autoritratto in verde, 1998 cm 75x50 stampa fotografica sistema lambda su gatorfoam
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©Maria Mulas Autoritratto in rosso - cm 75x50 stampa fotografica sistema lambda su gatorfoam
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©Maria Mulas, Autoritratto in bianco e nero – cm 75x50 stampa fotografica sistema lambda su gatorfoam
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©Maria Mulas, Falso in movimento - Autoritratto con Duomo, Milano 1980, cm1100x150 stampa fotografica sistema lambda su gatorfoam
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Maria Mulas per Milano
di Paola Coltellacci
Sarà stato il teatro. La stessa Maria Mulas ci confida che fotografando in teatro per tanti anni ha imparato a "stare attenta alle cose". Certo l'attenzione alle cose sembra essere la caratteristica peculiare della fotografia e anche la radice di tutte le cose ben fatte, ma per lei l'attenzione si lega anche ad altro. Guardando i suoi lavori non si può non notare come il rigore formale si accompagni sempre a una leggerezza dello sguardo e come la disciplina della tecnica non le faccia dimenticare la voglia di sorridere, di giocare. Anche le sue opere più astratte, come per esempio quelle su Venezia, o altre apparentemente più neutre, di documentazione, come quelle sull'installazione dell'opera di Dan Flavin (una con una persona che si muove verso destra e un'altra con una persona che si muove verso sinistra) testimoniano la presenza di questo elemento ludico che l'artista cerca ed evidenzia incessantemente per noi. Soprattutto lo notiamo nel gusto divertito con cui realizza opere di citazioni, (come gli omaggi a Piero della Francesca e al Pollaiolo), ritratti di artisti (Ontani, Nauman, Oldenburg) e più di tutti gli Autoritratti.
Tutti gli artisti instaurano un dialogo con il loro pubblico che, nel tempo, impara ad ascoltare i loro mesaggi, anche quelli sussurrati. In questo caso è come se Maria Mulas ci dicesse di non dimenticare di sorridere. Forse il suo umorismo quasi non si nota, è come "sottotraccia": esprime quel garbo legato sia all'armonia e all'esattezza sia a quel rispetto che diventa empatia e che le ha conquistato la fiducia delle centinaia di artisti che si sono lasciati fotografare da lei.
E' come se con lei scoprissimo che non solo il teatro ma tutto il mondo è luogo di meraviglie, la sua attenzione nasce da questa curiosità, che contraddistingue e mantiene attuale la sua ricerca, una curiosità inesauribile che non guarda in modo severo ma avvolge il suo oggetto con gentilezza, con cortesia, con cura. E' come se in lei si manifestasse la radice comune dei due termini "curiosità" e "cura" che si fa risalire a "scaldare il cuore".
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Indicazioni
L’asta benefica sarà battuta da Sotheby’s il 1 ottobre 2021 presso il PAC Padiglione d’arte contemporanea, via Palestro 14 Milano, a partire dalle 18.30.
Chi è interessato all’iniziativa e desidera informazioni sulle opere può chiamare il seguente numero:
338 911 8292 (Manuela Rosenthal)
Chi non può partecipare all’asta in presenza può segnalare il suo interesse e la sua offerta ai recapiti segnalati.
Norme di sicurezza (PAC)
http://www.pacmilano.it/regole-daccesso/
̶ Dal 6 agosto 2021 per accedere al PAC è obbligatorio presentare il Green Pass con un documento di riconoscimento. Il Green Pass si ottiene con la vaccinazione anti COVID-19 oppure con un test negativo (molecolare o antigenico rapido) nelle ultime 48 ore oppure con la guarigione da COVID-19 negli ultimi sei mesi. Le disposizioni non si applicano ai bambini sotto i 12 anni e ai soggetti esenti sulla base di idonea certificazione medica. Per ulteriori informazioni www.dgc.gov.it
̶ Il PAC è aperto da martedì a domenica dalle 10:00 alle 19:30 e giovedì fino alle 22:30 (ultimo ingresso un'ora prima della chiusura)
̶ L’accesso è contingentato ed è consigliata la prenotazione online.
̶ È necessario indossare la mascherina e sanificare le mani con le soluzioni igienizzanti presenti in sede per accedere allo spazio espositivo.
̶ All'ingresso verrà rilevata la temperatura corporea. Se il valore è pari o superiore a 37,5 gradi non sarà consentito l’accesso a tutela della sicurezza di tutti i visitatori e del personale.
̶ Il servizio di guardaroba è sospeso. Raccomandiamo di portare solo piccole borse perché non sarà possibile accedere con caschi, zaini o borse voluminose.
̶ Si raccomanda di rispettare il distanziamento (almeno 1 metro dalle altre persone) nelle aree di sosta e nel percorso di vista, e di seguire i percorsi indicati dalla segnaletica e dal personale.
̶ I visitatori sono invitati a igienizzare le mani anche per l’uso delle toilette.
̶ Si raccomanda di gettare eventuali DPI (mascherine, guanti o altro) negli appositi cestini.